Nato a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, il triathlon, è stato dapprima praticato con tradizionali biciclette da ciclismo, per poi guardare con sempre più attenzione a soluzioni tecniche d’avanguardia per poi tornare alle origini – con la nascita dell’Itu – che ha riportato il veicolo da triatleta ad essere sempre più speculare alle biclette da ciclismo.

Fin dagli esordi, la frazione ciclistica non prevedeva che si potessero sfruttare le scie dei concorrenti, e tale regola – oggi abolita – consentì al settore di approntare un rapido sviluppo ai mezzi degli atleti.

Ma è al calare degli anni ’80 che assistiamo alla più grande delle innovazioni: il cosiddetto manubrio da triathlon. Questo presentava un appendice che consentiva di mantenere una posizione aerodinamica, diventata in seguito famosa grazie anche a Greg Lemond, che la utilizzò per vincere il Tour de France del ’89.

Per sfruttare al massimo la posizione consentita da tale manubrio, si usava avanzare la sella rispetto ai pedali. Questo, grazie soprattutto a telai con tubo verticale quasi perpendicolare al terreno, consentiva di potersi allungare sul manubrio agevolmente a tutto vantaggio dell’aerodinamica e della respirazione, ma anche rendendo più efficace la pedalata in pianura.

Un’altra caratteristica delle biciclette da triathlon degli anni 80’e90’, soprattutto americane, erano le ruote con diametro da 26 pollici, in luogo dei tradizionali 28. I principali vantaggi derivavano da una miglior aerodinamica grazie alla sezione frontale ridotta e un minor peso… Ma oggi tale soluzione non convince più, se non negli Stati Uniti.

Fino alla metà degli anni ’90 era molto facile distinguere un triathleta da un ciclista, la bicicletta da triathlon rappresentava per l’atleta un mezzo in estrema evoluzione che si spingeva sino a soluzioni di gran lunga più avanzate di quelle attuali. Ricordiamo la Softride, una bici con telaio monoblocco in carbonio priva di tubo verticale e di tubi obliqui posteriori.

L’introduzione della possibilità di scia tra concorrenti, entrato in vigore a livello internazionale nel ’95 e la conformazione delle norme ITU a quelle dell’Unione Ciclistica Internazionale ha, da quel momento in poi, limitato l’evoluzione dei mezzi da un punto di vista aerodinamico.

Oggi la bici da triathlon è molto simile ad un classico mezzo da ciclismo, da cui si differenzia solo nel caso in cui si voglia adottare una versione accorciata della vecchia appendice.